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Il riassunto di una vita in quattro ore

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E’ tutta la vita che m’impegno, anima e corpo, in questo nostro sport così duro e solitario. E nulla è cambiato in me da quando, nel millenovecentosettantuno all’età di undici anni, catturai il primo polpo con le mani. Andare a pesca almeno due volte a settimana è per me qualcosa di più di una semplice abitudine, è un vero e proprio stile di vita, al punto che da tanti anni non mi chiedo più nemmeno perché lo faccio, è una parte della mia vita e quindi lo faccio e basta. Quando ero giovane, invece, mi interrogavo più spesso sulle ragioni di una siffatta passione che faceva di me un ragazzo diverso dai miei coetanei, i quali nel fine settimana prediligevano le passeggiate in centro città e i locali notturni.

Ma non sono mai riuscito a darmi una risposta univoca, quasi come se a questa domanda esistessero centinaia di risposte tutte egualmente vere. Mi rivolgo in particolare a voi principianti e giovani pescatori, perché sono certo che proprio oggi vi state facendo la stessa domanda: perché? Cosa c’è di diverso tra me e gli altri?

Come vi dicevo ormai solo di rado mi imbatto un pretesto che mi faccia reiterare questo vecchio affascinante quesito. Di recente mi è accaduto di nuovo. Negli ultimi tempi infatti sono andato a pescare parecchie volte in un posto molto bello, situato non lontano da un importante campo da golf, vicino al quale transita la strada che porta al mare. Quindi, ogni volta che vado a pescare da quelle parti, passo e ripasso sia all’andata sia al ritorno accanto al campo da golf e osservo quell’ambiente arcadico, con i sui prati che sembrano moquette verde e i suoi alberi dalla chioma pettinata, nel quale camminano uomini e donne in eleganti abiti da golf, che trascorrono la loro giornata all’aria aperta passeggiando, giocando e parlando amabilmente tra di loro.

“Quanto diversa la mia sorte” penso tutte le volte che transito davanti al campo diretto al mare. Mi aspetta una selvaggia spiaggia deserta che non ha niente di elegante e di artificiale. Non indosserò abiti distinti ma direttamente sul corpo nudo (come fanno i samurai) vestirò una specie di armatura di neoprene bagnato. Un tipo di indumento scomodo che suscita ribrezzo in tutti quelli che non praticano gli sport subacquei. Non ascolterò amabili conversazioni ma semplicemente il rumore ossessivo del mio stesso respiro e il silenzio cosmico del fondale, rotto soltanto da rumori improvvisi e spesso impressionanti come quello di un grosso motoscafo che si avvicina mentre sono in risalita con pochi metri di visibilità o quello della scodata simultanea di un branco di salpe invisibili a causa del torbido. Dopo avere superato il campo da golf non ci penso più a quel mondo idilliaco e mi concentro sulla giornata di pesca: ci sono tante cose da pensare e tante decisioni da prendere. Valutare la visibilità, l’attrezzatura, la sicurezza.

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Ma soprattutto compiere l’impresa di portare a tiro, trattenendo il respiro, con il mio nuoto goffo e le mie modeste capacità, animali furbi e veloci che si muovono con potenza ed eleganza nel loro ambiente naturale. E in quelle quattro ore di nuoto e sommozzate si snoda la storia intensa e impetuosa della pescata che viene dipinta sulla tela della vita di ciascuno di noi pescatori in apnea con tutti colori dell’anima. La fatica, la concentrazione, la speranza, la preoccupazione, la paura, l’ansia, la passione, la disfatta e, qualche volta, il trionfo e la commozione. In quelle quattro ore la nostra vita comune di tutti i giorni è per noi molto distante, come se fosse un lontano ricordo e non si pensa a niente altro che non sia quella giornata di pesca, la cui storia (che per noi è epopea) stiamo scrivendo con le nostre azioni, momento per momento, come se fosse la sintesi di una piccola vita in miniatura. La nostra giornata in mare è il riassunto allegorico di un’esistenza intera costruito, in sole quattro ore, con impegno, fatica, dolore, passione e trionfo, o disfatta. Quindi è un compendio realizzato solo con le sensazioni e le emozioni più forti e più nobili, tralasciando tutte le cose noiose, banali e mediocri. Per questo quando usciamo dall’acqua, che sia stato trionfo o disfatta, sarà stata sempre una grande, incredibile giornata. Una di quelle giornate che, come dico sempre, potrebbe valere come una intera esistenza di quelle noiose e senza senso. E credo che sia vero, visto che la piccola storia della giornata in mare riesce, come abbiamo visto, a riassumere in se tutte le migliori emozioni umane che compongono l’esistenza di un individuo.

A questo mi viene da riflettere quando mi trovo a ripassare davanti a quel campo da golf sulla via del ritorno. Non ci avevo ovviamente più pensato per tutte quelle ore, e rivedermelo davanti quel campo da golf quasi mi sorprende. Di nuovo la mia attenzione cade su quell’ambiente bucolico così idilliaco e al tempo stesso frivolo e su quelle persone così eleganti e rilassate. Mi viene da ridere a fare il paragone con me che sono stravolto, sporco, infangato e sembro uno fuggito da un carcere speciale attraverso un tunnel scavato nel fango. Mi chiedo chissà come saranno state per loro queste quattro ore che per me sono state lunghe e significative come una vita intera?

Penso molto normali. Credo che avranno parlato di affari, di attualità e fatto qualche pettegolezzo. Si saranno concentrati, di tanto in tanto, per qualche tiro più difficile, interrompendo solo per poco la conversazione con il compagno di gioco. Avranno passato una bella giornata di festa simpatica, rilassante e appena un po’ monotona. Mentre io sono ebbro di fatica, di passione e di magia, come uno che abbia appena fatto l’amore con la donna più bella del mondo illudendosi di esserne amato e sia stato lasciato per sempre subito dopo l’amplesso. Ho cinquantuno anni, sono stravolto e inspiegabilmente felice, così tanto felice che vedendo quelle persone sul campo di golf provo un po’ di pena. Se solo sapessero che si può vivere il riassunto di una vita in quattro ore.

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