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NEL 2020 1.56 MILIARDI DI MASCHERINE SONO FINITE IN FONDO AL MARE

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(di Martina Laudati)

Definirlo un “danno collaterale” pare un eufemismo irresponsabile. L’ultimo rapporto pubblicato da OceansAsia, l’organizzazione non governativa per la salvaguardia degli oceani, ha stimato in 1,56 miliardi la quantità di mascherine che sono finite in fondo agli oceani nel 2020. Una vera e propria inondazione.

Ciò si tradurrà in un ulteriore inquinamento, equivalente a circa 6000 tonnellate di plastica. Queste maschere impiegheranno fino a 450 anni per degradarsi, trasformandosi lentamente in microplastiche che andranno a impattare negativamente la fauna marina e gli ecosistemi.

I conti sono presto fatti: il rapporto è partito da una stima di produzione globale di 52 miliardi di maschere prodotte nel 2020, un tasso di perdita conservativo del 3 per cento e un peso medio da 3 a 4 grammi per una chirurgica in polipropilene monouso.

“Questa è solo la punta dell’iceberg – ha affermato il dottor Teale Phelps Bondaroff, direttore della ricerca per OceansAsia e autore principale del rapporto -. Queste 6000 tonnellate sono appena una piccola frazione degli 8-12 milioni di tonnellate di plastica che finiscono nei nostri oceani ogni anno”.“L’inquinamento marino da plastica – afferma Gary Stokes, Direttore delle operazioni di OceansAsia – ha anche un impatto negativo sulla pesca e sull’industria del turismo e costa all’economia globale circa 13 miliardi di dollari all’anno”.

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