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Stress da Covid, da guerra in Ucraina, da economia in crisi? Datti all’apnea!

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(di Martina Laudati)

Ha suscitato un certo scalpore in Australia il servizio, recentemente trasmesso dal canale Abc, su come le qualità di apneista possano aiutare le persone a rilassarsi in questo periodo così turbolento.

Il protagonista è stato Adam Stern, atleta di fama mondiale con un record di 93 metri in costante e quasi 7 minuti di apnea. «L’essere umano medio che cammina per strada può effettivamente trattenere il respiro tra i quattro e i cinque minuti prima di perdere i sensi. A volte l’apnea dà a chi non la conosce la percezione di essere terrificante e rischiosa. In realtà, tutti possono immergersi ed è un’abilità innata presente in tutti gli umani», ha esordito Adam, che peraltro tiene corsi – le Deep Weeks – sulle coste nord occidentali dell’Australia. A questi corsi si iscrive qualunque tipo di pubblico, dalle mamme ai professionisti, fino ai ragazzini: «La maggior parte delle persone dopo un giorno o due di immersioni si sente già a proprio agio tra i 10 e i 20 metri di profondità».

Kate Borysuk, una ragazza russa che si è trasferita in Australia diversi anni fa, è stata presa come esempio: imparando e praticando l’apnea, non solo ha superato l’innata paura del mare ma, in generale, ha cambiato il modo ansioso che aveva nell’affrontare i problemi della vita quotidiana, soprattutto in questo periodo confuso e senza certezze:

«In acqua semplicemente continuo a ricordare tutte ciò che mi è stato insegnato sul mio corpo, su cosa fa e cosa può fare. Certo, durante l’apnea prima o poi arrivano le contrazioni e di certo mettono paura: sono consapevole di essere in profondità e di aver bisogno di respirare, ma so che va bene così. Ed è fantastico esserne consapevoli e conoscere cosa sta succedendo dentro di te», ha raccontato la ragazza. Quando approccia un problema, ora Kate – in acqua come fuori – lo scompone nei minimi dettagli e «so che posso riuscire ad affontarli uno alla volta».

Anzi, immergersi ora è diventato salutare. «È una sorta di interruttore che posso semplicemente premere per rilassarmi. Un mondo in continua evoluzione non è sempre facile da accettare, ma l’apnea ci offre molti strumenti per gestirci. Cosa faccio quando mi immergo? Inizio a respirare con calma, più lentamente. Eseguo la scansione del mio corpo, guardo il mio corpo e lo ascolto. Cosa non è rilassato in questo momento? Perchè sono teso? Non devi combattere l’impulso di respirare. Sono i meccanismi naturali del tuo corpo. Con il tempo e l’allenamento puoi trattenere il respiro sempre più a lungo senza sentire la voglia di respirare».

Mounir Terfas, istruttore americano che si è preso un anno sabbatico dal Mit di Boston per stare in Australia, conclude: «Pensavo di essere abbastanza bravo a gestire lo stress e l’ansia. In realtà, ero bravo a distrarmi e a non gestirmi. Rilassarsi a 80 metri di profondità significa che sei in grado di rilassarti veramente anche nella tua vita quotidiana. Ho iniziato a seguire i corsi per migliorare la mia apnea per la pesca subacquea e il surf, poi però ho capito che, dietro alla capacità di trattenere il fiato, c’è molto di più. Fare questo mi permette di gestire meglio la mia vita professionale. Sto ancora allenando il mio cervello ad andare d’accordo con tutti i miei conflitti interni per essere in grado di allontanare lo stress e usarlo come una risorsa positiva».

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