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Itinerari

Il Golfo delle Sorprese

Da Capo Miseno all’isolotto di San Martino. Parliamo di circa quattro chilometri di litorale, a due passi da Napoli, che è molto frequentato dagli appassionati locali in tutte le stagioni. Eppure le soddisfazioni non mancano mai: spigole in inverno e gli onnipresenti saraghi, ma anche serra, lecce e qualche ricciola. Come racconta il forte agonista locale Fabio Figlioli

Chi è Fabio Figlioli

Figlio d’arte, suo padre il prima possibile mise nelle mani del giovane Fabio un Micro Saetta. Poi arrivò un Grinta della Technisub e infine la serie degli Sten, che all’epoca erano firmati dal grande Massimo Scarpati. Figlioli e la sua famiglia andavano in vacanza in Calabria a Isola Capo Rizzuto e nella stessa zona si immergevano alcuni noti campioni, tra cui Antonino Vella, il quale un giorno, parlando con il padre di Fabio, gli disse che il figlio aveva stoffa da vendere.
«Mi sono fatto grande – racconta Figlioli – e sono maturato nella palestra dei nostri fondali napoletani. Poi mio padre mi fece iscrivere al Circolo Nautico la Pietra di Pozzuoli, che aveva una squadra agonistica dove militavano Gomez, Baldari e tanti altri campioni delle mie parti. Nella prima gara, a 18 anni, arrivai secondo, la seconda la vinsi e nella terza fui di nuovo secondo, qualificandomi per i miei primi Campionati italiani, a Ugento. Ma non ci andai, anche perché alcuni atleti del mio sodalizio non mi incoraggiarono abbastanza e non me la sentii di affrontare tanti noti campioni. Mi sono riqualificato subito nel 1995, a Ponza, dove ci fu un campionato spettacolare e mi classificai sedicesimo. Dopo, sono ripartito dalle selettive e nel 1997 mi sono qualificato per il campionato di Santa Margherita di Pula, dove mi sono classificato (mi sembra decimo) e da allora non sono più retrocesso. L’Assoluto che ricordo di più è quello che potevo stravincere e che, invece, ho perduto: ero a Marsala e arrivai quarto per una manciata di punti. Anche a Bosa sono arrivato sesto, dopo aver vinto la prima frazione. Insomma, non sono mai riuscito ad avere la continuità nelle due giornate e questo mi ha penalizzato parecchio. Comunque, sono stati anni bellissimi, indimenticabili».

La zona in pillole
Il periodo migliore. Si pesca bene tutto l’anno. Ottimo è l’inverno per le spigole, il pesce caratteristico di questa costiera, e la primavera e l’autunno per le altre specie.
Venti e correnti. Lo scirocco è il vento migliore e anche il maestrale offre una situazione vantaggiosa. Mentre è da evitare il grecale, che non porta pesce. La tramontana pulisce l’acqua e agevola la ricerca in tana. Il vento prevalente è comunque il maestrale.
Visibilità. Di solito non meno di 4 o 5 metri, anche con il mare formato.
Prede. C’è di tutto (a parte i dentici, che sono davvero rari). Prevalentemente spigole, cefali, saraghi, cernie, serra, orate, lecce, ricciole, corvine e perfino qualche ombrina.
Profondità. Non è una zona da profondisti. Le batimetriche medie sono entro i dieci metri (ma si pesca anche in due). Poi ci sono al massimo quindici metri nel canale di Procida e una ventina sulla secca di Capo Miseno.
Da dove partire. A pinne dalla spiaggetta di Capo Miseno, oppure dalla spiaggia di Miliscola, ovvero dalla scogliera del porticciolo del Monte di Procida. Il gommone conviene metterlo in mare a Pozzuoli, Arco Felice “Baia”, in uno scivolo situato vicino alla sede della Capitaneria di Porto.
Divieti. Non ce ne sono, a parte quelli legati alla presenza dei due allevamenti di mitili e alle Ordinanze balneari.

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