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Interviste

Marco Ciceri: ecco come ti rilanciamo Dessault

Siamo stati a trovarlo nel quartier generale di C4 e il discorso è scivolato subito sul brand francese, acquistato alcuni anni fa e che ora torna con un nuovo catalogo. Novità, posizionamento sul mercato e anche una riflessione sul rapporto tra la pesca e l’apnea…

 

Un mix di mare e motori. E’ l’impressione che si ha appena varcata la porta dell’elegante palazzina di Albiate, il quartier generale della C4. Un acquario di pesci tropicali, le ultime novità in fatto di pinne, maschere e fucili in bella mostra da una parte e lo “storico” casco di Vittorio Brambilla dall’altra, assieme al modellino della “sua” formula 1 brandizzata Beta.

Ci accoglie Marco Ciceri per una chiacchierata in generale ma, soprattutto, per parlare del marchio Dessault, entrato a far parte della famiglia C4. «A dire la verità non si tratta di una novità – esordisce Marco -. Lo abbiamo infatti acquisito da almeno 3 anni, o forse anche di più, non ricordo con precisione».

 

E come mai non lo avete comunicato ufficialmente?

«Il motivo è semplice. Con C4 c’era (e c’è ancora) tanto lavoro da fare e non era possibile impiegare forze anche su Dessault. Ecco perché è rimasto nel cassetto. Ora i tempi sono maturi e infatti è appena uscito il primo catalogo».

 

Da quando state lavorando sui prodotti?

«Abbiamo cominciato a pensarli e a progettarli almeno due anni fa. E’ un lavoro lungo, non volevamo mettere articoli tanto per fare numero, servivano prodotti di qualità. E così è stato. Sono soddisfatto anche se siamo solo agli inizi».

 

Rispetto a C4 come si posiziona?

«Occorre prima fare una premessa. In questi ultimi anni ma, soprattutto, in questi ultimi 6 o 7 mesi c’è stata una vera e propria esplosione dell’apnea. I corsi sono sempre pieni, nascono circoli ovunque e i praticanti si stanno moltiplicando. Basta parlare con i negozianti, specialmente delle città del nord Italia, per rendersene conto. Un fenomeno che non può essere trascurato e che sta portando a una divisione sempre più netta tra pescatori e apneisti. Due mondi che si incrociano sempre meno e che se da un lato si rispettano dall’altro tendono a contrapporsi. Di questo noi dobbiamo tenerne conto per l’immediato futuro».

 

Come?

«Per quanto mi riguarda, dividendo l’offerta, e qui mi riallaccio alla domanda. Sul catalogo Dessault ci saranno i prodotti da pesca di fascia media e nulla di apnea. Sul catalogo C4 i prodotti da pesca di fascia alta e l’apnea. Anche se il passo successivo penso proprio che sarà quello di dividere del tutto la pesca dall’apnea, sui cataloghi e anche sui social, nella comunicazione».

 

Parlaci un po’ di Dessault e della sua storia…

«Dessault è stato un grande personaggio, che ha saputo creare un marchio storico e molto conosciuto, soprattutto in Francia. Per darti un’idea, è un po’ quello che ha rappresentato Valerio Grassi in Italia. Da noi viene ricordato dai pescatori di una certa età, diciamo dai 45 anni in su e ha lasciato un buon ricordo. Certo, va rilanciato. Ed è quello che vogliamo. La mia intenzione è di fare un’operazione sul genere di quella tentata con Omer anni fa e che non ebbe il successo sperato. Omer era leader nei prodotti di fascia media, ma meno forte in quelli top, e allora pensai di usare Sporasub per differenziare l’offerta e creare una linea di fascia alta. Qui, è l’inverso. In C4 rimangono gli articoli di vertice, mentre in Dessault convergono quelli di fascia media».

 

Facci qualche esempio.

«Il prodotto principale è la linea Fenix. Arbalete classici, con il fusto tondo, ma con caratteristiche di tutto rispetto, come ad esempio il meccanismo di sgancio, che è il C4. E’ ritenuto tra i migliori al mondo e oltretutto costa 3 volte tanto gli altri. Poi abbiamo la maschera Element, un modello dal volume davvero ridotto, la prima maschera a montare un supporto per la GoPro che si può togliere e mettere in un secondo. E che ha un prezzo davvero competitivo, quasi la metà di quelle C4. Infine, la famiglia delle pinne in carbonio di fascia media e un nuovissimo modello in plastica, la H. Dessault, che monta la scarpetta 350, un’altra novità. In pratica, è la 400 con i longheroni più corti. E ha i water rail costampati. Qui vorrei aprire una parentesi. Le pinne in plastica di ultima generazione hanno fatto progressi davvero importanti. Il merito è dei materiali impiegati, che sono migliorati molto e poi anche delle tecnologie e dei processi di lavorazione. In pratica, si è preso spunto dalle pinne in carbonio e ora le pale in plastica sono leggerissime, sottili e molto reattive. Se osserviamo un modello di adesso e uno di appena tre o 4 anni fa noteremo che la differenza, anche visiva, è enorme. Prima le pale erano delle assi, erano durissime e massicce, ora è tutto diverso».

 

Insomma, non ti fermi mai. Hai in previsione altre acquisizioni?

Marco sorride e cambia discorso. Di sicuro qualcosa bolle in pentola…

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