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Itinerari

A pesca con Dario Maccioni e… Garmin Ultra

(questo articolo è già stato pubblicato su un precedente numero della rivista cartacea)

Un’uscita con il campione nelle acque sarde per testare il nuovo Echomap Ultra 102sv. Uno strumento che si è rivelato prezioso per “leggere” il fondale in ogni condizioni, mettendo in evidenza dal branco di dentici al piccolo ciglio di Jack Cubeddu

E’ stato un autunno imprevedibile e costellato da perturbazioni quello appena trascorso. Le continue mareggiate, le consistenti piogge e le conseguenti condizioni generate, con acqua sporca e moto ondoso in primis, hanno rimandato di diverse settimane l’uscita organizzata anzitempo con il campione Dario Maccioni. L’intento era quello di testare in mare il nuovo ecoscandaglio di Garmin, l’Echomap Ultra 102SV.
Un arduo banco di prova
I primi di dicembre riusciamo a trovare una finestra di tempo favorevole e con condizioni di mare che lasciano ben sperare, almeno per qualche ora. Telefonicamente concordiamo con Dario e Matteo Murgia (il titolare di Ideemare) un’uscita nelle acque antistanti Bosa, nella costa nord ovest della Sardegna.
L’appuntamento è per le otto allo scivolo bosano e una volta effettuate le classiche operazioni di alaggio e vestizione, siamo pronti a partire.
Nella console del gommone non posso non notare che, oltre al nuovo Ultra 102, è presente un secondo Garmin Echomap 92 SV Plus, che senza alcun collegamento alla sonda viene utilizzato con la sola funzione di chartplotter. Dario ha catalogato i punti memorizzati in diverse zone, in modo da selezionare e caricare mano a mano solo quelli necessari in una determinata porzione di costa.
In navigazione pianifichiamo la battuta; intanto mi guardo intorno per verificare la situzione dopo tanti giorni di burrasca. Infatti il Temo, fiume su cui è strutturato il porto bosano, è in piena e sin da subito ci fa capire che non sarà una giornata facile. L’acqua sollevata dall’elica del motore è di color verde benzina, lasciando pochi dubbi su quella che sarà la visibilità sotto la superficie. Insomma, un banco di prova non facile per il nuovo Ultra 102 e per la sua sonda GT51.
Il corretto posizionamento nello specchio di poppa e la qualità del trasduttore ci garantiscono una buona lettura nonostante l’acqua estremamente torbida e carica di sospensione, mantenendola anche quando la velocità del gommone si aggira intorno ai venti nodi.
Raggiunta una buona distanza dal porto, Dario imposta lo strumento nella modalità SideVu e iniziamo a scandagliare la costa davanti a Turas; l’Echo mostra come si presenta il fondale lungo i cento metri alla nostra destra e alla nostra sinistra.
La potenza del traduttore GT51 abbinata alla qualità del nuovo Ultra 102SV, ci permettono (con un’eccellente definizione) di distinguere ciò che è sabbia (segnando le inconfondibili “onde” disegnate dalla corrente) e ciò che è roccia, grotto o comunque terreno di altra tipologia.
Percorriamo pochi metri e lo strumento mostra subito una zona che pare interessante. Una macchia più chiara e dai nitidi contorni che si staglia sulla base delle diverse linee ondulate disegnate dalla sabbia. Dario non perde tempo, con un “tap” sullo schermo (touch) seleziona e marca il punto preciso e utilizzando la funzione Chartplotter torna sulla marcatura vista poc’anzi lateralmente.
La modalità Chirp (multifrequenza) dell’ecoscandaglio, con visione sotto l’imbarcazione, lascia pochi dubbi: nello schermo si materializza un piccolo scalino che dai 24 metri arriva sino ai 21.
Un’ulteriore conferma ci viene data da una nuvoletta di mangianza che indica la presenza di vita e che potrebbe ospitare prede interessanti. Non ci resta che indossare pinne e maschera e, una volta impugnato un fucile medio/corto, siamo pronti al tuffo.
Decido di entrare senza arma e con la sola Gopro in mano, sia per seguire Dario in questa sua prima esplorazione ma anche per poterne ammirare le movenze e poter assimilare qualcosa in più da un atleta del suo calibro. Una buona ventilazione e si parte. L’acqua è davvero pessima condizioni e il tuffo sembra un viaggio a luci spente…
A pochi metri dal fondo inizia a delinearsi una macchia di grotto spaccato che svetta su una distesa di sabbia; sopra e attorno diversi ciuffi di posidonia. Dario con una pinneggiata energica e costante cerca di esplorare quanta più porzione di roccia, sperando di scovare qualche coda intenta a nascondersi o a cacciare.
Si risale e, una volta arrivati in superficie, ci confrontiamo su quanto visto. La scarsa visibilità rende l’azione decisamente complicata. Ci sono dei saraghi, non di grosse dimensioni, e prima di premere il grilletto preferisce fare un ulteriore check per assicurarsi non girino prede di maggiore interesse.
Lo seguo anche in questa sua seconda azione, ma stavolta, dopo la classica ispezione, decide di aprire le danze. A pagarne le conseguenze è un bel sarago, che dopo aver fintato la fuga sulla sabbia torna indietro incontrando il sub sulla sua strada. Sembra un comportamento di poco conto, ma il dietrofront del pinnuto potrebbe essere un segnale inequivocabile che, oltre a quell’appezzamento di roccia, non vi è altro riparo attorno.
Non avendo notato nient’altro di interessante decidiamo di risalire in gommone. Percorriamo una certa distanza e la supposizione di prima viene confermata: non c’è niente di interessante nei paraggi.

La nostra marcia prosegue verso sud ancora per qualche centinaia di metri, fino a quando l’attenzione di Dario viene catturata da un insieme di piccoli rilievi scuri che lo strumento ci mostra a circa ottanta metri alla sinistra dello scafo.
Ennesimo “tap”, ennesima cattura della posizione e ulteriore verifica sono i passaggi che precedono l’ingresso in acqua. Entrambi armati decidiamo anche stavolta di effettuare una planata insieme per esplorare meglio e più velocemente il punto. Vogliamo capire se vale la pena pescare o se proseguire nella nostra ricerca.
Ci troviamo su un fondale di poco superiore ai venticinque metri.
Dario si muove con la disinvoltura di un “comune mortale” che pesca nel bassofondo. Avanza deciso verso una corvina, poi torna indietro, allinea il Comanche 75 e lascia partire il colpo sotto una lastra di grotto. Aperto il mulinello risaliamo insieme, ma già immagino il tiro su qualche serranide.
“O l’ho spenta o l’ho sbagliata!”, esclama sorridente una volta in superficie, spiegandomi di aver sparato abbastanza distante e senza l’ausilio della lampada per non intimorire ulteriormente la cernia che, alla vista del sub, aveva già accennato un brusco ripiego in tana. Mi invita a verificare come sia andata e, nel caso, a doppiare la preda. Una volta raggiunta la tana l’asta risulta però sorprendentemente vuota e della cernia nemmeno l’ombra.
Il grotto da quelle parti è parecchio comunicante e un pesce così spaventato potrebbe esser ovunque all’interno del budello. Perlustriamo la zona ma nonostante la buona volontà il serranide riesce a far perdere le sue tracce.
Anche stavolta lo scalino di grotto muore sulla sabbia, zona che probabilmente in altre stagioni o con altre condizioni potrebbe fruttare qualche bella occasione. Si risale in gommone e si cambia spot.
Intanto le condizioni dell’acqua peggiorano mano a mano che il tempo scorre, il tutto contornato da un vento di libeccio che inizia ad alzarsi. Ci spostiamo di qualche miglio verso terra, su alcune zone conosciute durante le gare in questi ultimi anni.
Si tratta di lingue di grotto che si alternano sulla sabbia e che, nel periodo caldo, hanno mostrato il meglio, portando alla cattura di cernie e grosse corvine. Ma oggi è un’altra storia e complice il periodo e la condizione meteo/marine intravvediamo solo qualche sarago che, prontamente, decidiamo di assicurare all’igloo.
Dario, viste le condizioni, decide di giocare una delle sue carte migliori: un punto “abissale” dove solitamente stazionano i grossi dentici. Dista alcune miglia. Il nuovo Ultra 102SV ha anche una funzione chartplotter molto precisa. Grazie all’antenna che aggiorna la posizione con il doppio della frequenza rispetto ai chartplotter tradizionali (dieci Herz rispetto ai cinque classici), riesce con la massima velocità e precisione ad aggiornare costantemente la posizione dell’imbarcazione.
A pochi metri dal punto Dario imposta lo strumento in modalità eco Chirp, marcando senza alcun dubbio l’intero branco di dentici. Stavolta la quota è davvero impegnativa. Matteo rimane al timone, mentre io entro in acqua per fare assistenza al tuffo. Preparazione accurata e Dario con due colpi d pinne sparisce nell’abisso. La corrente è sostenuta e cerco per quanto possibile di mantenere il punto, mentre i secondi scorrono.
Intravvedo nel torbido una sagoma, è Dario! Affiora, si ventila e mi racconta come è andata. Come visto nello strumento i dentici ci sono, anche di grosse dimensioni, ma sono nervosi e sembra non vogliano concedere alcuna chance. Non vuole insistere più di tanto, soltanto un altro tuffo per vedere se, cambiando appostamento, riesce a portarli a tiro.
Io e Matteo ci diamo il cambio in acqua. Decido di salire a monte del punto e riscendere a motore spento, così da vedere attraverso l’Echomap ciò che avviene “in diretta”. Lo strumento è impostato con lo scorrimento lento, dettaglio da non trascurare visto che ci permette di non lasciarci sfuggire neanche il più piccolo particolare. Intanto Dario riparte per gli abissi e Matteo cerca per quanto possibile di non perdere il punto da dove il contatto visivo svanisce.
Stavolta riaffiora pochi metri più indietro rispetto al punto di immersione. Metto in moto e velocemente lo raggiungo. “Niente da fare!”, mi passa il fucile e risale in gommone. Probabilmente alcuni dentici passavano al limite della gittata, ma complice la visibilità e il loro moto frenetico ha preferito risparmiare il colpo, evitando di ferire inutilmente gli esemplari di un branco che conosce da anni.
Il libeccio ormai fa da padrone a questa giornata e incalzando insistentemente su un mare ormai formato ci “invita” a riguadagnare il porto. In navigazione e alla massima velocità, con punte oltre i venticinque nodi, Dario mi mostra come la potenza del trasduttore e il buon posizionamento nello specchio, permetta anche a simili andature e con il mare formato di mantenere un’ottima lettura, segnando il fondo e la colonna d’acqua con disturbi ridotti al minimo.
Il muso del gommone varca la soglia del porto bosano e l’onda e il vento trovano l’opposizione del muro frangiflutti. Tiriamo le somme su una giornata che è stata un arduo banco di prova per noi e per la strumentazione. Ad averne la meglio è stato sicuramente l’Ultra 102SV, capace nonostante tutti gli elementi a sfavore (acqua sporca e moto ondoso), di mantenere sempre un’ottima lettura, aiutando anche in condizioni pessime a scovare nuovi e utili spot in un mare sempre più povero e dove i dettagli possono far la differenza.
Arrivati allo scivolo ringraziamo Dario per la disponibilità, con la promessa di un ulteriore “test” in un periodo caldo quando, ne sono certo, le sorprese non mancheranno.

 

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