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Agonismo

Bardi ci racconta che mondiale sarà

Abbiamo contattato il Dt della nazionale Marco Bardi per cercare di capire che Mondiale sarà quello di metà settembre. Si scenderà nell’abisso? E chi saranno i favoriti? Sono solo 2 delle tante domande che i tanti appassionati si stanno ponendo.

«Come sempre – spiega Bardi – possiamo avanzare solo delle ipotesi. Ogni gara va analizzata al momento, non è matematica e le variabili sono tantissime. Faccio un esempio. Si parla da mesi di una gara fonda, da vincere sul filo dei 50 metri. Ok, magari sarà anche vero. Ma se 2 giorni prima dell’inizio entra una mareggiata che scombussola tutto? Oppure, se arriva una corrente da 3 nodi oppure un taglio gelato a fondo non ci vai. Ed ecco che tutto cambia. Questo per dire che gli scenari sono tanti e lo scopriremo solo all’ultimo. Certo, con condizioni ottimali ad Arbatax il pesce vive più fondo della media. Però bisogna considerare che se si imposta la gara a quelle quote si fanno una quindicina di tuffi al giorno, non di più. Allora, se prendi 15 pesci va bene, ma se così non è capita magari che chi ha preparato a 25, 30 metri prende più di te. Non dimentichiamo che ormai si parla di lavorare in una fascia tra i 45 e i 55 metri e a quelle quote non puoi certo metterti a inseguire un tordo che nuota tra i sassi, cosa invece possibile a profondità minori».

Quindi, come vi orienterete?

«Ci stiamo organizzando, di sicuro non penseremo solo alla profondità, non avrebbe senso. Per vincere un Mondiale è fondamentale ottimizzare la gara; qui ci vuole esperienza, atleti che sanno come muoversi, che hanno già preso parte a manifestazioni del genere. Non è come l’Assoluto, il livello medio è più alto e non bisogna sbagliare nulla».

Chi temi di più?

«Come ho appena detto, per vincere occorre esperienza, chi ne ha e, al contempo, fisicamente è ancora al top potrà giocarsi il titolo. A patto che azzecchi la giusta strategia. Per buttare lì un paio di nomi, direi il greco Sideris e lo spagnolo Cervantes».

Come sono i fondali?

«C’è roccia mista. Granito e, mano a mano che si scende, il grotto diventa predominante. I campi di gara sono parecchio estesi, però ci sono ampi tratti di posidonia».

C’è un pesce che reputi fondamentale per poter ambire al titolo?

«Credo che se le condizioni del tempo e del mare saranno ottimali, servirà almeno una cernia in carniere. E non sarà facile. Sono infatti ammesse le cernie bianche, le dorate e i dotti, ma non sono tipi di cernie così probabili da incontrare e catturare».

Si gioca in casa. Credi che sarà un vantaggio?

«Gareggiare davanti al proprio pubblico è sempre bello e stimolante. E lo sarà anche ad Arbatax. Però, c’è purtroppo anche un aspetto negativo, che con il passare dei giorni si sta delineando sempre più. Prima erano solo voci, ma stanno diventando via via più insistenti».

E cioè?

«Si vocifera che alcuni personaggi si siano messi al servizio di qualche atleta straniero. Una sorta di “mercato delle zone buone” che trovo davvero squallido. Invece di aiutarci ci danneggiano. Spero tanto di sbagliarmi, ma come diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato, però a volte ci si azzecca… Inoltre, quando gareggi in casa hai molte più pressioni che a volte causano errori o perdite di controllo e questo potrebbe diventare un handicap».

Come reagisce la squadra a queste pressioni?

«Questa è la parte migliore; nonostante le molteplici pressioni, polemiche, ostruzionismi e così via il gruppo rimane compatto e motivato. Oltre a darmi soddisfazione mi infonde fiducia e vedo che anche tra loro la voglia di conquistare un buon risultato è tanta. Penso che non si possa chiedere di meglio.»

Luca Laudati

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