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Itinerari

La microsecca delle Murelle

(di Gherardo Zei)

In ogni località esistono molti luoghi di pesca che possono a buon diritto essere definiti dei “classici”. Si tratta di punti che sembrano quasi nati per “fare pesce” e che, pertanto, pur avendo un’estensione limitata, sono diventati presto famosi tra i pescatori, consentendo negli anni a molti di effettuare notevoli catture. Alcuni di questi posti, nel tempo, hanno purtroppo dovuto piegarsi alla eccessiva pressione venatoria e sono praticamente scomparsi dalla “carta geografica” degli spot di pesca promettenti. Altri invece, nonostante la generale rarefazione del pesce, e la notevole presenza di pescatori subacquei in tutte le stagioni, hanno continuato, sia pure in misura minore a regalare a tanti appassionati belle soddisfazioni. Si tratta di punti di pesca limitati nella estensione, che non sono abbastanza vasti da scriverci un itinerario ma che vanno bene per una mezz’ora di pesca al massimo, tuttavia si tratta di una mezz’ora che può davvero essere “quella giusta”.

Oggi vi voglio parlare di quella che molto pomposamente viene chiamata la “secca delle Murelle” ma che sarebbe più giusto chiamare la “micro secca delle Murelle”. Si tratta di una piccola piattaforma di roccia che nasce improvvisa dalla sabbia e che annuncia l’inizio del tavolato di grotto che si estende più al largo. Un posto unico per attrattività di tutto il pesce che transita nella zona.

Come ci si arriva

Per arrivare alle Murelle partendo da Civitavecchia bisogna percorrere l’Aurelia verso nord per circa una ventina di minuti. Subito dopo una larga curva e poco prima di raggiungere Montalto di Castro ci troveremo a scorgere, sulla sinistra della strada, una serie di bandiere sventolanti su alte aste e, sotto le bandiere, una strada sulla sinistra con un cartello recante l’indicazione Murelle. Da qualche anno a questa parte è stata tolta la svolta a sinistra “a raso” e quindi se si proviene da sud bisogna continuare a percorrere l’Aurelia ancora per un po’ fino alla prima inversione di marcia, per poi tornare indietro e imboccare finalmente la stradina per le Murelle. A questo punto rimangono da percorrere circa tre chilometri verso il mare (ignorando tutti i bivi) prima di arrivare sul posto. Alle Murelle la strada finisce direttamente sulla spiaggia e possiamo parcheggiare tranquillamente ma, mi raccomando, rispettando le indicazioni stradali (in pratica soltanto sul lato destro della strada). Infatti con riguardo ai punti dove la sosta è vietata ogni tanto, specie d’estate, arrivano i vigili urbani e fanno un pieno di multe. D’inverno trovare parcheggio non è difficile e qualsiasi ora del giorno è buona. Mentre durante la stagione estiva la cosa può essere un problema poiché sulla spiaggia ci sono due stabilimenti balneari abbastanza frequentati e quindi, se si arriva dopo le nove del mattino, si rischia di parcheggiare a molte centinaia di metri dal mare. Ma avendo cura di sopraggiungere prima delle otto non ci sono problemi nemmeno a ferragosto. Scesi dall’automobile e giunti sul mare ci troveremo davanti ad una grande spiaggia che, sulla sinistra, si perde a perdita d’occhio, invece sulla destra avremo un grande edificio rossastro, protetto dal mare da barriere frangiflutti. Si tratta del ristorante “Le Murelle” che offre un ottimo punto di riferimento per valutare la propria posizione una volta in acqua. Poco più a nord sfocia un piccolo fiume mentre in lontananza, sempre verso nord, noteremo l’imponente sagoma della centrale elettrica di Montalto di Castro. A questo punto possiamo procedere tranquillamente alla vestizione.

Il fondale da Tarquinia a Montalto

La generalità del fondale in questa lunghissima striscia di mare che parte dalla Punta del Pecoraro (subito a nord della foce del Mignone) e arriva quasi fino a Montalto di Castro si presenta al pescatore subacqueo in modo sempre piuttosto uniforme. In pratica è una costa piatta, caratterizzata a terra da una larga striscia di sabbia, interrotta solo raramente da piccole zone rocciose. Entrando in mare ci si ritrova sulla sabbia e si nuota su un fondale monotono e sabbioso, interrotto raramente da piccole formazioni di grotto di tipo particolarmente friabile. Poi improvvisamente e quasi magicamente, a circa centocinquanta/duecentocinquanta metri dalla riva, si cominciano a sollevare dal fondo formazioni di grotto via via più grandi e compatte, fino a diventare imponenti panettoni anche di cinque metri di altezza. E’ in generale un fondale molto bello, caratterizzato spesso da visibilità scarsa ma con un’estensione di grotto spaccato a profondità accessibili praticamente illimitata e, quindi, si tratta di un fondale dove nelle giornate giuste non mancano mai le sorprese. Io dico sempre che è il fondale ideale del “surf casting”. Infatti i praticanti di questa disciplina possono fare lanci molto lunghi restando sulla sabbia, senza mettere a rischio i terminali, ma pescando sempre a stretto contatto con imponenti formazioni rocciose ricche di vita. Ma ricche di vita in un modo quasi incredibile. Non so se vi è mai capitato di spezzare un pezzo del nostro grotto laziale mentre eravate aggrappati all’aspetto? Se per caso vi succede provate a guardare il pezzo di roccia che vi è rimasto in mano nel punto di rottura. Lo vedrete zeppo di vermi e di altre creature appartenenti al mondo dello zooplancton e del fitoplancton. Praticamente un pascolo incredibile per ogni tipo di pesce o creatura marina. Questo è il nostro grotto, una incredibile riserva di cibo e di vita.

Quella piccola secca…

Rispetto al modo normale in cui, lungo questo litorale, il grotto sorge dalla sabbia, la Microsecca delle Murelle costituisce un unicum, infatti si alza improvvisamente in un punto ancora molto vicino alla riva ed è alta e compatta, fino ad emergere in due punti, risultando – pertanto – molto pericolosa per le piccole imbarcazioni da diporto, anche in quanto non segnalata.

Una volta vestiti e scesi sulla spiaggia dobbiamo traguardare il mare esattamente davanti al ristorante Le Murelle. Se aguzziamo bene la vista potremo scorgere un paio di scogli leggermente affioranti circa duecento metri al largo del ristorante stesso. Quella è la Microsecca delle Murelle esattamente dritta verso il largo davanti al Ristorante. Infatti il fondale davanti alla spiaggia è sabbioso e insignificante sui due/tre metri di profondità. Sabbioso e insignificante fino a giungere a questa secca rocciosa che costituisce una specie di rettangolo con il lato corto da venti metri e quello lungo da quaranta/cinquanta metri. La secca sorge dalla sabbia ed è composta da massoni alla base e poi da massetti nella parte centrale dove la profondità è addirittura inferiore ai due metri fino ad arrivare ai due scogli affioranti di cui vi dicevo prima. Al centro, leggermente spostato verso sud, possiamo trovare un piccolo relitto quasi irriconoscibile, forse formato dagli ultimi resti di una modesta imbarcazione da diporto. Ma se guardiamo bene sulla piattaforma della secca, vediamo che di residui di piccole imbarcazioni da diporto sulla Microsecca delle Murelle ce ne sono molteplici. Infatti, come dicevamo, si tratta di un punto molto pericoloso per la navigazione in quanto è una secca che si alza improvvisa dalla sabbia in un punto insospettabile ad interrompere l’uniformità di una costa che per molte miglia continua piatta e uniforme davanti ad una tranquilla spiaggia. Se non ci fossero i due scogli emergenti a denunciarne timidamente la presenza, la Microsecca delle Murelle sarebbe una trappola perfetta. Questo spazio pur limitato è spesso assai promettente. Mi ricordo la prima volta in cui ci sono arrivato, un giorno di primavera di tantissimi anni fa, ed ho trovato la piattaforma della secca letteralmente ricoperta di saraghi. Per lo più si trattava di esemplari di piccole dimensioni ma lo spettacolo era veramente impressionante. Stavo giusto cercando di orientarmi quando fui completamente circondato da un branco molto numeroso di cefaloni dorini che mi giravano intorno in senso orario. Disorientato sparai affrettatamente ad un cefalone dalla superficie sbagliandolo e poi ebbi ancora il tempo di ricaricare e sparare di nuovo insagolando un altro cefalone dorino prima che il branco si dileguasse. Il posto era bello e questo spettacolo al primo approccio fece breccia nel mio cuore. Da quel giorno pescando all’aspetto nel bassofondo della piccola secca ho fatto parecchie belle catture di saraghi, spigole e orate. Diciamo che proprio le orate possono costituire l’attrazione del posto anche se non sono una presenza costante ma variabile in funzione della stagione e delle giornate. In ogni caso possiamo essere ragionevolmente fiduciosi del fatto che, dopo avere visto la prima orata, ne vedremo anche delle altre perché questo significa che abbiamo azzeccato la giornata buona. Chiaramente queste orate, come tutti i pesci del nostro mare del Lazio, sono pinnuti con la laurea ed il master in scienza della sopravvivenza sottomarina. In ogni caso questo posto offre ottime possibilità per le spigole in inverno, per le orate in novembre e maggio e per i cefaloni tutto l’anno. In autunno possono sbucare dal nulla branchi di grossi serra e i saraghi sono onnipresenti. Quindi dicevamo che sulla piattaforma della piccola secca possiamo trovare spigole, saraghi, orate e ovviamente i soliti onnipresenti cefali. Meno numerose ma sempre presenti sono le salpe e qualche volta, data la vicinanza della sabbia, possiamo essere circondati inaspettatamente da un branco di grosse mormore che almeno io ho trovato sempre molto spaventate e piuttosto difficili.

Di colpo comparve l’orata

Della mia prima orata di taglia presa all’aspetto qui sulla Microsecca delle Murelle mi ricordo soprattutto lo stupore. Le orate erano due inizialmente. Il primo pesce mi era passato troppo largo e, dopo essermi sollevato leggermente dall’appostamento, per cercare un improbabile allineamento, mi ero riabbassato deluso e scoraggiato. Invece ecco arrivare di muso una seconda orata grossa, velocissima. Prima dello sparo non avevo avuto tempo di ragionare: l’orata mi puntava di muso troppo veloce. Ero concentrato allo spasimo e molto preoccupato di perdere il timing. Dovevo sparare di muso? Dovevo attendere la virata? Prima che potessi rispondere a me stesso il pesce aveva iniziato in un lampo la virata e l’aveva quasi portata a termine. Dovevo solo sparare subito e pregare. Trascorso il tempo sospeso del tiro, potei finalmente constatarne l’esito. L’orata era in sagola ma purtroppo era colpita “bassa” e nemmeno potevo capire bene quanto grande fosse il rischio di strapparla. La reazione fu violentissima e il pesce si dibatteva strattonando il nylon con tutte le sue forze. Per una frazione di secondo fui pervaso da un’angoscia terribile: stavo per strapparla. L’orata era grande, di una bellezza stupefacente ed era cucita nel nylon del mio fucile a pochi metri da me. Improvvisamente mi sentii come se fossi uscito da me stesso e mi stessi osservando. Ero proprio io il vecchio principiante razzolatore colui che aveva centrato questo magnifico pesce all’aspetto? Ed ecco che senza motivo apparente mi sentii completamente rilassato. Che si strappasse pure se era destino, io ero già contento così. Ero pieno di stupore e soddisfazione, ma soprattutto di stupore. E fu così che pieno di rilassato stupore completai la cattura.

Gherardo Zei

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