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Attualità

La pesca industriale in Mediterraneo va bandita

Fuori dai denti con… Giuliano Tagliacozzo

«Ormai il mare nostrum non è più in grado di sopportare simili prelievi. Inutile girarci intorno. Ecco perché andrebbe chiusa». Su questo il fondatore della Polosub è tranchant. E’ poi favorevole all’istituzione della licenza e consapevole dell’importanza di trasmettere un’immagine pulita e rispettosa della nostra disciplina agli occhi di tutti.

di Gherardo Zei

Ci sono argomenti di grande attualità, argomenti dei quali si parla sempre tra la comunità dei pescatori ma che, per la delicatezza dei temi o per i risvolti politici delle questioni, vengono sovente tralasciati nelle sedi ufficiali.

Dopo Valerio Grassi, che abbiamo intervistato il mese scorso, ora è la volta di Giuliano Tagliacozzo, titolare della Polosub, marchio leader nel settore delle mute di alta sartoria. Giuliano è uno di quegli imprenditori del settore che sono anche dei veri pescatori e, nonostante il successo commerciale, non ha mai perso l’attitudine a “metterci la faccia” quando si tratta di parlare di mare e del nostro sport, con un atteggiamento da semplice appassionato, come testimoniano anche le sue scelte comunicative per valorizzare il brand, per rappresentare il quale ha realizzato un Team internazionale (oggi curato da Fabrizio D’Agnano) costituito non solo da agonisti ma anche e soprattutto da veri appassionati. Iniziative come il Blu Camp in cui atleti del Team e altri invitati si confrontano liberamente in mare senza vincoli di ricerca scientifica o di test tecnici, dimostrano – un anno dopo l’altro – la volontà di Tagliacozzo di identificare la Polosub con il vero spirito della base dei pescatori.

Per questo abbiamo pensato che, tra i tanti imprenditori, Giuliano fosse il più adatto per risponderci “fuori dai denti” alle domande che tutti i giorni si fanno gli appassionati i quali, come chi scrive, appartengono alla maggioranza silenziosa del movimento.

La situazione del mare

Cosa pensi della drammatica diminuzione del pesce che viene segnalata un po’ su tutti i litorali?

Parliamo di un fenomeno che arriva da lontano. Ricordo che già alla fine degli anni ‘80 si iniziavano a sentire i primi commenti in tal senso: “Non c’è più il pesce di una volta”. Da quel periodo la situazione è progressivamente peggiorata ma a me sembra che, da qualche stagione, diciamo nelle ultime 4 o 5, si sia stabilizzata. Oggi assistiamo a una grande carenza di pesce soprattutto in giornate condizionate da situazioni ambientali avverse. Correnti e temperature sfavorevoli sono sempre più frequenti e l’affermazione che sento più veritiera è che sono sempre di più le giornate in cui non gira assolutamente nulla.

Qual è in particolare la causa della desertificazione del bassofondo?

Collegandomi alla domanda precedente, direi che il prelievo eccessivo è un fattore importante, ma è soprattutto la qualità dell’acqua, la sua temperatura e la sua ossigenazione a determinare la maggiore o la minore presenza di vita.

Cosa pensi dell’epidemia che sta portando la pinna nobilis sull’orlo dell’estinzione?

Ho sentito dire che dipenderebbe da una malattia. Non credo si possa fare qualcosa di concreto a parte, ovviamente, proteggerla integralmente.

E della fortissima diminuzione della popolazione dei ricci?

I ricci sono uno degli anelli fondamentali della catena alimentare. E’ necessario preservarne la sopravvivenza. Limitazioni severe al loro prelievo sono indispensabili e per renderle efficaci occorrono controlli costanti.

Sei a conoscenza del fenomeno dei saraghi che si presentano gommosi o che, addirittura, esplodono in cottura?

Sì, certo e da un punto di vista culinario ne sono rammaricato. Però non ho idea da che cosa possa dipendere tale fenomeno. Ho sentito molte teorie a tal riguardo, ma mi sembra che non ci sia ancora arrivati a qualcosa di concreto.

Cosa pensi delle normative che consentono la pesca con il cianciolo?

La pesca industriale nel Mediterraneo dovrebbe essere bandita. Mi rendo conto che un importante settore economico dipenda da essa, ma non è questione di opinioni: il nostro mare non è più in grado di sopportare questi livelli di prelievo. Punto e basta.

La tutela dei parchi marini si ritiene abbia un senso solo se negli stessi venga vietata anche la pesca professionale di ogni genere. Tu cosa ne pensi?

Mi sembra essenziale. Che senso ha un parco dove è consentita la pesca professionale? Nessuno.

Ogni anno di più dopo le mareggiate si trovano in spiaggia soprattutto plastiche e oggetti di natura antropica al posto delle conchiglie e delle stelle marine di un tempo. E i parchi non sono immuni da questo fenomeno. Cosa ne pensi?

Il consumo di plastica dovrebbe essere progressivamente ridotto e, infine, eliminato. Ci sono soluzioni alternative e occorre impiegarle con la massima urgenza.

In una pubblicità in televisione si parla di pesce preso con una tecnica sostenibile certificata. Pensi che possa esistere una prelievo industriale sostenibile?

Più che come viene pescato, credo che il punto sia quanto ne viene pescato. Come ho già detto, il Mediterraneo non può reggere i ritmi di prelievo attuali.

Su Facebook girano filmati con scene spaventose di singole “calate” di molte tonnellate di pesce ciascuna. Un tempo queste cose non si vedevano e non si sapevano, ma adesso che chiunque può prenderne visione come mai questi filmati non scuotono le coscienze della tanta gente comune? E come mai gli animalisti danno contro alle persone che stanno pescando qualche pesciolino con la canna da riva invece di prendersela con gli autori di quelle stragi?

Credo che chiunque abbia a cuore la salvaguardia dell’ambiente non possa restare indifferente alle immagini che hai descritto. Sicuramente c’è molta poca consapevolezza tra chi non va a pescare e non capisce cosa sia più o meno distruttivo. Su questo si può lavorare, con estrema pazienza, senza però cadere nell’errore di metterci gli uni contro gli altri.

Cosa pensi dei mutamenti climatici? Quali modifiche stanno provocando a tuo avviso nell’ecosistema del mediterraneo italiano?

Dobbiamo abituarci a questi fenomeni. Sono davanti ai nostri occhi. Il cambiamento delle dominanti fondamentali, come direzione del vento e delle correnti e le frequenti grandi inondazioni seguite da lunghi periodi di siccità, sono, secondo me, alla base del manifestarsi di quelle “condizioni negative” che portano i pesci ad allontanarsi.

Cosa pensi dei pesci di origine oceanica che si stanno diffondendo sempre di più nei nostri mari? Si dice che oggi stia arrivando anche il pesce palla e che molte alghe infestanti stiano sloggiando le nostre specie autoctone, modificando anche la dieta delle nostre prede

Sono fortemente contrario… come direbbe Woody Allen. A parte gli scherzi, è un fenomeno preoccupante ma allo stesso tempo divertente da osservare. Credo che si possa fare ben poco.

Che tipo di consapevolezza pensi che abbia la gente comune di tutti questi fenomeni?

Credo che tutti, chi più chi meno, siano attenti osservatori. Ovviamente ciascuno li guarda dal suo punto di vista. Comunque non penso che ci sia generale disinteresse a questo genere di argomenti.

Giuliano è un grande appassionato di pesca, ma non solo, come si vede da queste immagini.

La pesca subacquea

Un recente Campionato del mondo ha fatto diventare normali quote oltre i quaranta metri. Cosa pensi di questo fenomeno sia in funzione della sicurezza che in funzione della pesca?

Da una parte penso che promuovere la pesca profonda possa incoraggiare persone non sufficientemente preparate a praticarla, con conseguenti rischi spaventosi. Dall’altra, invece, trovo normale che in una competizione di livello assoluto si raggiungano quei limiti estremi che sono insiti nelle competizioni. Che senso avrebbe, ad esempio, porre limiti di velocità in una gara automobilistica?

La pesca profonda si avvale di ecoscandagli di una precisione rivoluzionaria, strumenti che riescono a marcare il singolo pesce. Cosa ne pensi di questo fenomeno?

E’ un modo diverso di insidiare le prede. A me continua ad affascinare di più la pesca praticata senza segnali troppo precisi. Questo perché vengono in questo modo valorizzate maggiormente le caratteristiche specifiche del cacciatore. Leggere il fondale, le correnti, i movimenti della mangianza e il termoclino lo trovo più divertente piuttosto che “visitare” sistematicamente tutte le potenziali tane conosciute, limitandosi a constatare se siano abitate oppure no.

Coloro che continuano a scendere a quote umane si sono specializzati a loro volta con una pesca prevalentemente all’alba e con mimetismi estremi. Cosa ne pensi delle nuove tendenze dell’occultamento?

Lo sostengo da anni: tutto ciò che può contribuire ad aumentare la convinzione e la concentrazione del pescatore deve essere messo in pratica. Questo vale per ogni componente dell’attrezzatura. Ne faccio quindi un discorso di psicologia più che di efficacia pratica.

Negli ultimi anni il numero dei praticanti ha continuato a crescere, in controtendenza rispetto alla costante diminuzione del pesce. Come spieghi questo strano fenomeno?

Penso che i social media, attraverso i quali veicolano immagini di ogni genere, stimolino più di ogni altra cosa le persone a continuare o a iniziare ad andare sott’acqua.

Si sono diffusi sempre più i viaggi in oceano. Pensi che un domani potremo pescare ancora a casa nostra o che in futuro sarà soprattutto un’attività da viaggiatori?

Entrambe le cose. Sicuramente la facilità nel potersi muovere favorirà i viaggi e le avventure, ma al tempo stesso il tuffo nel mare di casa continuerà a essere la migliore palestra per farsi trovare pronti nelle circostanze più diverse.

La comunità dei pescatori e le sue regole

Le normative vigenti sono particolarmente confuse e aumentano continuamente le zone off limits per le motivazioni più varie e spesso discutibili. Cosa pensi che succederà? Credi che alla fine le aziende di settore si uniranno per reagire a questa situazione che perseguita ingiustamente i praticanti e che mette in pericolo un intero settore industriale?

Comprendo e condivido la preoccupazione, ma non credo che le aziende siano i soggetti più indicati a rappresentare la categoria. Questo perché sarebbero meno credibili, per via del tornaconto economico, rispetto a più spontanee e civili associazioni di appassionati.

Cosa sta facendo a tuo avviso la Federazione in favore della pesca? La recente polemica sull’abolizione delle gare in acque interne ha dato l’impressione di un certo disimpegno della Fipsas rispetto al nostro sport e anche di una forte spaccatura tra cannisti e subacquei. Tu cosa ne pensi?

Sono tanti anni che vivo in questo ambiente. Non ho ricordo di mobilitazioni, degne di nota, da parte della federazione a tutela degli interessi dei propri iscritti pescasub. Dal mio punto di vista sarebbe opportuna l’istituzione di una licenza a pagamento. Questo semplice passaggio cambierebbe il nostro status, creando una categoria giuridica con conseguenti diritti più difficili da smantellare. Il problema di cosa fare dei soldi provenienti dall’operazione mi sembra di secondaria importanza. Potrebbe essere affrontato successivamente. Intanto mi prenderei lo status.

Si parla spesso di riaprire gli antemurali esterni dei porti alla pesca. Ma, a parte alcuni casi singoli, quasi tutti sono rimasti chiusi e, anzi, sempre di più le aree portuali sono vietate in modo rigoroso e senza tolleranza anche ai cannisti. Cosa ne pensi?

Credo che aprire gli antemurali, come molte altre zone a oggi interdette, sia cosa giusta. Ovviamente bisogna valutare, caso per caso, le possibili implicazioni in termini di sicurezza per il pescatore e per tutti gli altri frequentatori di queste zone.

Oggi i pescatori sono uniti in migliaia di comunità virtuali (facebook, YouTube, forum tematici, siti web di negozi, riviste e quant’altro). Cosa ne pensi dei nuovi modi in cui si declina e socializza quella che un tempo è stata la “tribù delle rocce”?

Penso che sia il normale corso dei tempi. E’ la stessa cosa per tutte le altre discipline, passioni e interessi. Sicuramente è una grande opportunità di promozione e comunicazione per tutte le aziende. D’altra parte i social nascono per questo.

Un tempo eravamo tutti autodidatti, ma oggi un numero sempre superiore di appassionati arriva dalle scuole di apnea. Un tuo parere…

Mi sembra una buona cosa. Consiglio a tutti di frequentare almeno il corso open. Anche a quelli che, come me e te, si sono formati per conto loro.

Quale idea pensi che abbia la gente comune dell’attuale pesca in apnea?

Non credo che sia il loro pensiero principale. Comunque, qualsiasi cosa ne pensino oggi, è nostra responsabilità tentare di fargli arrivare un’immagine pulita e rispettosa della sensibilità di tutti i cittadini.

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