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Attualità

Parla Giancarlo Drago, pescasub di Anzio, travolto da gommone

Riceviamo (e pubblichiamo) da Giancarlo Drago, malcapitata vittima, lo scorso 1 giugno, mentre praticava pesca in apnea nei pressi di Anzio, dell’incidente nautico che gli è costato un intervento al gomito ed un lungo periodo di riabilitazione. 

Gianfranco Drago, protagonista, suo malgrado, di questo brutto episodio

Giancarlo Drago, protagonista, suo malgrado, di questo brutto episodio

Inutile dirvi quale e quanta passione e frenesia mi spinge ogni volta ad entrare in acqua per dissociarmi dal mondo che è lì fuori. Serenità che solo il mare può regalarmi.

Il 1 Giugno approfitto di una giornata favorevole per fare un tuffo , sapevo che il meteo sarebbe cambiato da lì a poco e quindi vado. Solita storia, bottiglia d’acqua saponata per la vestizione ecc.. ecc.. Sistemato il secondo fucile sotto la boa parto. Decine e decine di volte ho pescato nello specchio d’acqua di fronte alle Grotte di Nerone ad Anzio, conosco il posto, so quanto e’ trafficato l’arco muto, so che devo restare vigile ogni volta che faccio la capriola e quanto devo stare attento ogni volta che riemergo. Questa volta è diverso, è andata molto diversamente dal solito. Chi frequenta questo sito conosce bene il fondale, i frangiflutti è l’ultimo braccio in cemento armato nato pochi anni fa al Turcotto che dalla spiaggia misura più o meno 100 metri. Ebbene appena entrato in acqua, 5 o 6 minuti prima, faccio un tuffo per rompere il fiato, il primo e ultimo.

Nessun rumore di eliche, apparentemente tutto tranquillo, anche perché a quell’altezza non ti aspetti il gommonauta della Domenica che procede a tutta birra come se fosse l’unico a frequentare quel mare. Tocco il fondo, conta fino a tre ed ecco il rumore dell’elica, tanto forte quanto troppo vicino. Decido di riemergere convinto che la traiettoria del gommone non potesse essere quella.

Mi sbagliavo!

Appena riemerso ho visto la chiglia del gommone a 10-15 metri dalla mia faccia, era in planata, a tutta birra. In poco meno di due secondi ho dovuto decidere, sperare, rivivere la mia vita e concludere che sarei morto per mano di un co***ne da co***one. Se mi avesse visto in quel poco spazio e avesse cambiato la direzione di navigazione, mi avrebbe preso con la sponda del gommone e con l’elica: Game over!

Decido di provare ad immergermi il più possibile a candela (cosa impossibile) e guadagnai forse 10- 15 centimetri, alzai il gomito a protezione della testa e questa fu la scelta più corretta, quella che mi ha salvato la vita. L’urto con la chiglia mi diede una spinta verso il fondo, abbastanza da evitare l’elica che con la coda dell’occhio vidi a meno di 30 centimetri dalla mia testa. Riemerso ebbi la forza di strillare aiuto al proprietario del gommone, ma niente! Avevo il gomito rigirato, la muta evidentemente lacerata è tanto sangue che usciva. La mia paura era quella di avere una brutta ferita che non mi avrebbe permesso di arrivare a riva. Quella riva che riguadagnai con una sola pinna, (l’altra l’avevo persa con l’urto insieme al fucile). Con il braccio sano stringevo l’altro malridotto e con una pinna cercavo di rientrare a riva. Appena arrivato a riva vengo soccorso da quanti assistettero all’evento ma che vedendomi pinnare ancora, pensavano che il gommone non mi avesse procurato danni. Iniziano le telefonate varie, ambulanza, vigili urbani, capitaneria di porto. Questa è la storia, intervento al gomito che riportava oltre ad una ferita , una lussazione e la necessità di applicare una placca. 30 giorni di gesso e poi, se tutto è ok, riabilitazione.

Il mio pensiero però va a tutti coloro che mi hanno soccorso in spiaggia, al personale medico e infermieristico dell’ospedale di Anzio, e a Voi della rivista Pescasub & Apnea.

Mi avete sostenuto da subito nel moralmente è dimostrato tanto affetto, affetto pur non sapendo chi fossi.

Oggi sono tornato a casa, e i pensieri che avevo in ospedale li ho portati con me. Mi domando come sia possibile che un mezzo nautico che raggiunge velocità di 25 nodi possa essere affidato a individui che con il mare non hanno nulla a che fare. Come si può vendere un’imbarcazione ad individui che non conoscono le regole del mare, il rispetto per chi si trova in acqua, le mille attenzioni che devi avere quando esci da un porto o scendi da uno scivolo. Come si può consegnare un mezzo con un motore da 40 cv a persone che pagano per divertirsi senza che mai abbiano guidato una imbarcazione. Sono stato fortunato, molto fortunato, questo è certo. Quello che mi auguro non sia più così certo, è di dover sentire notizie di sub o bagnanti che perdono la loro vita per colpa di arroganti presuntuosi che purtroppo esistono in ogni luogo.

Grazie di cuore a tutti quanti Voi.

Giancarlo Drago

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