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STEFANO GOVI: ASSALITO DAI PESCI… E DALL’UOMO

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Vi proponiamo un estratto dell’articolo sulle tre avventure più assurde capitate in acqua a Stefano Govi. L’articolo completo lo troverete sul numero di settembre 2022, prossimamente in edicola.

MEDAGLIA D’ORO – ULTRALEGGERO IDROVOLANTE

Malcesine del Garda. Era una mattinata dei primi di ottobre, il cielo era coperto ma non c’era minaccia di pioggia, anzi il vento, spesso protagonista in questo tratto del Benaco, era assente. Mi trovavo in acqua da un paio d’ore e avevo preso un grosso luccio. Fu in quel momento che provai uno dei più grossi spaventi mai avuti: venni sfiorato da un ultraleggero idrovolante in fase di decollo che mi passò a non più di mezzo metro dal boccaglio, accompagnato dal rumore assordante del motore!

MEDAGLIA D’ARGENTO – ATTACCATO DAI BALESTRA!

Circa vent’anni fa approfittai del fatto che mio fratello stesse momentaneamente lavorando in Marocco per organizzare una settimana di pesca da quelle parti. In breve tempo mi mise in contatto con Omar, un conosciuto pescasub locale. Cercando di non distrarmi dai cattivi pensieri, preparo il mio tuffoUna mattina entriamo in acqua nello stesso posto del giorno precedente, purtroppo la corrente è almeno doppia, il che è tutto dire!

Sul fondo trovo sabbia intervallata da piccoli agglomerati rocciosi e decido di attaccarmi a uno di essi all’aspetto. Dopo pochi secondi, vedo alcuni pesci grufolare sul terreno, la forma e le movenze sono famigliari, infatti si tratta di triglie, ma sono di dimensioni inusuali, alcune di loro, a occhio, non sono lontane dal chilo!

Mentre sono intento a osservarle, appena sollevata dal fondo appare una sagoma tondeggiante: è un grosso esemplare di balestra, tre o quattro chili almeno.

Così premetti il grilletto.

In risalita feci attenzione a non tirarmi troppo vicino il balestra, un esemplare di quelle dimensioni ha un morso decisamente doloroso.

Mi stavo apprestando a mettere fine alle sue pene, quando sotto le pinne, dal torbido, cominciarono a prendere forma decine di sagome di balestra, alcuni dei quali almeno il doppio di quello catturato! Dopo poco i più intraprendenti iniziarono a mordere i brandelli di interiora, sfiorando pericolosamente il mio guanto, al punto che fui costretto a mollare il pesce e lasciarlo penzoloni sull’asta. Ma non bastò.

Aumentati di numero, i balestra sembravano ormai in una sorta di frenesia alimentare e un paio di questi vennero a mordicchiarmi le pinne. Alcuni superavano sicuramente i cinque, sei chili.

Ma non erano le dimensioni a preoccuparmi, bensì il grosso becco che a ogni morso staccava porzioni di carne alla mia preda!

MEDAGLIA DI BRONZO – SALPATO DAL FONDO

Avevo preso un paio di bellissimi saraghi, una “chilata” l’uno, direbbe il mio amico Ivano. Vedevo però sfrecciare poco più al largo alcune palamite, un pesce del quale sono da sempre innamorato. Così, mi spostai leggermente più fuori e cominciai a tentare aspetti con la boa fissata alla cintura tramite un sottile monofilo di nylon e il pedagno.

Sia chiaro, ero a non più di una settantina di metri dalla parete a picco e la boa che avevo sulla verticale era grossa e con una bandierina a norma!

Ero in buona forma e gli aspetti che facevo erano lunghi e rilassati, probabilmente aiutato dalla splendida giornata, dal mare calmissimo e dalla visibilità spettacolare. Durante uno di questi sentii chiaramente il rumore di un’imbarcazione in avvicinamento.

Decisi di starmene buono sul fondo e aspettare che il mezzo passasse.

Pochi secondi dopo capii che la scelta era stata quella giusta: il grosso gommone, infatti, passò a non più di cinque metri! “Che delinquenti”! Pensai. Ma mentre mi godevo gli ultimi secondi di apnea sentii l’imbarcazione calare i giri e tornare bruscamente indietro.

Non potendone più cominciai a risalire e guardando verso l’alto vidi il gommone fermarsi accanto alla boa, che sparì in un secondo. Subito dopo il monofilo entrò in tensione e mi sentii tirare verso la superficie!

Una volta riemerso mi misi a sbraitare come un ossesso. A bordo c’erano cinque persone, di cui uno aveva tirato a bordo la boa e a grandi bracciate stava recuperando il filo!

Sentite le mie urla alzò le braccia e ributtò boa e sagola in acqua allontanandosi a tutta velocità!

La stessa cosa mi successe l’anno dopo nel Garda a opera di un ustionatissimo canoista tedesco che, color aragosta lessata, aveva issato a bordo il pallone (con due grosse tinche attaccate) e mi staccò dal fondo recuperando la sagola, ovviamente senza fare il minimo rumore!

Continua la lettura dell’articolo completo sulla nostra rivista, disponibile a Settembre online in formato digitale ed in edicola.

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